domenica 8 agosto 2010

Il mio matrimonio combinato

Elizabeth Eslami
Newton Compton
336 pp.
14,90 Euro
recensione di Paola Borraccino








  In questi giorni (credo fino a metà agosto) nelle librerie appartenenti alle grandi catena è applicato lo sconto del 25% su alcuni titoli della Newton Compton, che come casa editrice, da sempre, porta avanti l'encomiabile politica dei prezzi piccoli per grandi libri.
  Grazie alla Newton mi sono potuta permettere il dispendioso vizio di acquistare così tanti libri: ve li ricordate le edizioni millelire su carta riciclata? C'erano anche quelle da 2000, poi i grandi tascabili da 3.500 lire e, infine, i Mammut, che raccoglievano più romanzi di uno stesso autore.
  Ho scoperto dei capolavori assoluti, qualcuno due decenni prima che li riscoprissero case editrici come l'Adelphi, che recentemente sta pubblicando Maugham a partire dai 24 euro a fronte dei 6 della Newton... ma a questo dedicherò un post tra qualche giorno.
  Torniamo al libro dell'irano-americana Eslmami, nata in South Carolina nel 1978; quindi ancora un'autrice giovane, un'annata felice quella del '78 come Baccomo e Malvadi, per esempio. Certo, negli Stati Uniti tributano il successo a chi se lo sa conquistare, fosse anche giovanissimo (emblematico il caso dell'autrice di Legacy, di Cayla Kluver), mentre a noi pare anomalo ciò che dovrebbe essere nell'ordine delle cose.
  Il romanzo d'esordio di Eslami sta trovando il favore del pubblico e della critica anche in Italia, quindi bisogna approfittare di questo sconto per portaselo in valigia oppure riporlo tra gli scaffali e leggerlo con calma una domenica sera in cui la pioggia o i primi freddi vi fanno impigrire.
  Per quanto riguarda la trama, vi consiglio semplicemente di cliccare sul booktrailer seguente.



  Nelle brevi note che si leggono sulla quarta di copertina viene reso noto al lettore che l'autrice, dopo la laurea, ha conseguito un master in scrittura creativa. Anche senza questa specificazione, si capisce che Eslami ha dimestichezza col mestiere di scrivere: le pagine scorrono, le frasi sono ordinate, le descrizioni sono pulite ed il tutto fa un po' compitino svolto bene, che talvolta non riesce ad emozionare.
  Il punto forte è dato dal racconto del senso di fallimento che innesca i sensi di colpa e la spirale perversa della frustrazione- fustigazione. La protagonista sta per raggiungere la meta, ma crolla a pochi metri dal traguardo come il povero Dorando Pietri alle Olimpiadi del 1908, il quale dopo aver percorso 42 km, stremato, non trovò la forza per coprire gli ultimi 200 metri e venne squalificato.
  A differenza dell'atleta italiano nessuno corre a sorreggere Jasmine, la protagonista del romanzo, la cui carriera universitaria si arresta a pochi mesi dal diploma (il baccalaureato). Sorge il sospetto che essa, in qualche modo, si sia autosabotata, forse per paura di confrontarsi con il mondo degli adulti, forse perché si è posta uno standard troppo alto da mantenere. Certo è che, quando torna a casa, è una barca arenata in una secca (mi sto autocitando, perdonatemi).
  Le pagine in cui si narra di come la giovane giri a vuoto, in senso materiale ed esistenziale, colgono l'universale, cioé descrivono la dimensione della stasi inquieta, dell'incapacità di trovare una via per canalizzare le proprie energie, che così vengono rivolte per l'autoriflessione ossessiva e aggrediscono lo stesso soggetto.

  Per il resto non c'è molto altro.
  Credevo che avrei trovato il retroterra della cultura della famiglia dell'autrice o, perlomeno, delle riflessioni significative sul confronto di due culture, quella statunitense e quella iraniana, la peculiare situazione degli immigrati di seconda generazione, invece niente. A differenza di Persepolis di Marjane Satrapi, lo spessore del libro è abbastanza modesto: fornisce più stimoli intellettuali un film qualsiasi di Bollywood girato negli ultimi tre anni.
  Ci sono numerose storie all'interno della trama principe, le quali avrebbero potuto costituire una raccolta di racconti a sé stanti, ma la maggior parte lasciano alquanto perplessi, perché, ad una attenta lettura, non dicono nulla. Si procede fino all'ultima pagina (le ultime 40 sono del tutto inutili) solo per capire dove l'autrice voglia portare con le ultime riflessioni, ma il finale è discutibilissimo, una soluzione di compromesso per evitare di mancare di rispetto alla propria cultura d'origine e ai valori cardine della società occidentale; naturalmente, come tutti i compromessi, lascia delusi la totalità degli interlocutori.

  Voto 7-

  Consigliato a chi si senta apatico, non riuscendo a trovare la propria strada o, comunque, sia in una fase d'impasse. La protagonista risulta talmente irritante nella sua inerzia che verrebbe voglia di averla tra le mani per scrollarla o farla svegliare a furia di ceffoni; il lettore, utilizzando tale esempio negativo, può misurare le proprie défaillance e avere la possibilità di guardarsi dall'esterno. Catartico.

  Per maggiori informazioni sull'autrice, si può consultare il blog di Elizabeth Eslami (in inglese) .

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