venerdì 31 luglio 2009

Le coincidenze non esistono


da "L'Unità"

Figlio del giudice
costituzionale
che deciderà
sul Lodo Alfano
nominato a capo
dell'Aviazione
Civile

La storia è questa:
un avvocato di 44 anni è promosso alla guida di un importante ente
pubblico mentre il padre, giudice, è impegnato in una decisione assai
delicata che riguarda il ministro che ha proposto e ottenuto la nomina
del figlio.

Probabilmente si tratta solo di una coincidenza, uno di quegli incroci
temporali che neppure il diavolo riuscirebbe a mettere in piedi.
Probabilmente. E al bando i maligni, chi ci vuole vedere altro, piani
e strategie. Magari scambi di favori, ohibò. E però la storia
va raccontata tutta. Per filo e per segno.

Il 4 di giugno l’avvocato Alessio Quaranta,
44 anni, sposato, due figli, professionista stimato, un curriculum segnato
dai ruoli dirigenziali all’interno dell’Enac, diventa n°1 dell’Ente
nazionale di aviazione civile, l’organismo che decide tutto in materia
di voli, aeroporti e licenze e sicurezza. Insomma, un Signor incarico.

La nomina di Quaranta viene fatta dal Consiglio dei ministri su proposta
del ministro competente, Altero Matteoli ( Trasporti).

Un paio di settimane dopo, anche se i giornali ne parlano solo il 9 luglio,
succede che un altro Quaranta, Alfonso padre di Alessio e giudice della Corte Costituzionale, partecipa al voto che in qualche modo “assolve” proprio
il ministro Matteoli dall’accusa di favoreggiamento.

Qui serve una parentesi. Perchè c’è una storia nella storia.

Nel 2004 il ministro Matteoli è accusato di favoreggiamento dalla procura
di Livorno per aver avvisato il prefetto di un’indagine a suo carico per
presunti abusi edilizi relativi alla costruzione di un residence all’isola d’Elba.

All’epoca Matteoli è ministro dell’Ambiente e in quanto tale chiede alla Giunta per la autorizzazioni a procedere di deliberare che «i fatti a lui ascritti siano dichiarati attinenti alle sue funzioni ministeriali».

Nel frattempo il tribunale di Livorno, dopo che il Tribunale dei ministri di Firenze si era spogliato del procedimento perchè non si trattava di reato ministeriale, rinvia a giudizio il ministro per favoreggiamento.

Matteoli si oppone, investe della questione la Giunta della camera che solleva il
conflitto di attribuzione di poteri presso la Corte Costituzionale. La quale, e torniamo a oggi, decide di rinviare tutto alla Giunta della Camera.

Ma quella della Consulta non è stata una decisione serena. Anzi.
E’ stata presa a maggioranza - è ipotizzabile una conta di 8 sì e
sette no - e ha registrato la contrarietà del vicepresidente della Corte
Ugo De Siervo che, pur essendo il relatore, non scriverà le motivazioni di una scelta che non condivide.

Non si capisce infatti come possa essere una prerogativa ministeriale avvisare
una persona di essere sotto inchiesta.

E’ un fatto che la decisione della Corte sta facendo molto discutere nel merito.
E inquieta sapere che uno di quei giudici che hanno deciso, in un modo o
nell’altro, su una sorta di Lodo Matteoli, è il padre di un professionista
che lo stesso Matteoli ha appena promosso.

Coincidenze. E malignità. Nulla di più. Che però non finiscono qua. Infatti
l’ex dg di Enac, Silvano Manera, ex comandante di Alitalia, è candidato a
diventare consulente dello stesso ministro Matteoli.

Insomma, tutti contenti e nessuno a piedi.

Il caso Matteoli slitta a settembre. Sarà la Camera a decidere se il reato è ministeriale o meno. Resta aperto il caso Consulta: dopo la cena a casa del
giudice Mazzella con il premier, il sottosegretario e il ministro della
Giustizia, arriva ora il caso Matteoli-Quaranta.

E a ottobre, sempre la Consulta, dovrà decidere sulla costituzionalità del
Lodo Alfano.

In pratica se processare il premier oppure no.

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